Attività di import ed export, quali regole?

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di Graziano Pignatelli.

Come esportare o importare prodotti nel rispetto della normativa?

Sin dai tempi antichi la movimentazione delle merci, lo scambio di prodotti tra popolazioni diverse, ha generato fermento, favorito la crescita culturale ed economica, spinto le persone verso esplorazioni e missioni anche lontanissime. Se è pur vero che il nostro pianeta è già stato quasi totalmente esplorato, in tema di import ed export c'è ancora tanto da fare. Business estremamente redditizio e di difficile controllo è divenuta, ad esempio, la ricerca e vendita di materie prime, gli elementi base con cui si costruiscono e realizzano tantissimi prodotti.

Tuttavia, se per queste tipologie di merci la movimentazione è relativamente semplice, bastando talvolta una certificazione d'origine per poter superare la dogana del paese importatore, per prodotti più raffinati le cose non stanno proprio così. Le convenzioni internazionali, le normative a protezione dei mercati, a tutela dell'ambiente, delle persone, della fauna, della qualità della vita in generale, hanno creato a cascata una serie di restriizioni circa la produzione, la commercializzazione, l'importazione o esportazione di tantissimi prodotti. 

In alcuni casi, prodotti ritenuti eccellenti si sono dimostrati con il loro utilizzo estremamente pericolosi, cancerogeni o inquinanti, al punto da bandirli dalla maggior parte dei paesi della comunità internazionale.

Per questi motivi ad esempio l'Unione Europea, attraverso numerosi interventi normativi, ha costituito centri di ricerca, organizzazioni, adottato regolamenti e protocolli internazionali, uno per tutti quello di Kyoto, che monitorassero le caratteristiche dei prodotti, il rispetto di determinati requisiti prefissati, che contrastassero gli effetti dell'inquinamento, proprio per scongiurare rischi per i mercati, l'uomo, l'ambiente circostante.

Il Regolamento (CE) n.1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio approvato il 18 dicembre 2006, denominato regolamento "REACH" (acronimo di "Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of CHemicals"), prevede la registrazione di tutte le sostanze prodotte o importate nell'Unione europea in quantità maggiori di una tonnellata per anno. Il regolamento REACH si prefigge i seguenti obiettivi:

  • migliorare la conoscenza dei pericoli e dei rischi derivanti da prodotti chimici in modo da assicurare un elevato livello di protezione della salute umana e dell’ambiente;
  • promuovere lo sviluppo di metodi alternativi a quelli che richiedono l’utilizzo di animali vertebrati per la valutazione dei pericoli delle sostanze;
  • mantenere e rafforzare la competitività e le capacità innovative dell’industria chimica dell’UE;

Il regolamento REACH, prevede:

  • l'istituzione dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), la cui sede è ad Helsinki. L'Agenzia svolge un ruolo di coordinamento tecnico-scientifico delle attività previste dal regolamento e organizza una banca dati per raccogliere e gestire i dati forniti dall'industria;
  • la registrazione di una sostanza che consiste nella presentazione, da parte dei fabbricanti o degli importatori, di alcune informazioni di base sulle sue caratteristiche e, in mancanza di dati disponibili, nell'esecuzione di test sperimentali per caratterizzare le relative proprietà fisico-chimiche, tossicologiche e ambientali;
  • la valutazione da parte dell’ECHA e degli Stati membri delle informazioni presentate dalle imprese al fine di esaminare la qualità dei fascicoli di registrazione e di verificare se i rischi di ciascuna sostanza per la salute umana e l’ambiente siano adeguatamente controllati;
  • l'autorizzazione, solo per usi specifici e controllati, delle sostanze "estremamente preoccupanti", come le sostanze Cancerogene, Mutagene e tossiche per la Riproduzione (CMR), le sostanze Persistenti, Bioaccumulabili e Tossiche (PBT), le sostanze molto Persistenti e molto Bioaccumulabili (vPvB) e gli Interferenti Endocrini (IE);
  • l'adozione di restrizioni di portata generale che riguardano tutte le imprese che producono o immettono sul mercato e utilizzano sostanze che presentano pericoli specifici;
  • attività volte a garantire la sostituzione delle sostanze estremamente preoccupanti con sostanze o tecnologie meno pericolose;
  • l'accesso del pubblico alle informazioni sulle proprietà delle sostanze chimiche;
  • l'attività di informazione e assistenza tecnica alle imprese (helpdesk nazionali);
  • l’attività di controllo e vigilanza da parte degli Stati membri per garantire il rispetto dei requisiti previsti dal regolamento.

Per questi motivi, prima di valutare l'esportazione in Paesi stranieri o l'importazione in Italia e nel territorio dell'Unione, di sostanze chimiche per la produzione dei più svariati prodotti, è estremamente consigliata un'attenta analisi normativa, al fine di elaborare la miglior strategia di mercato senza incorrere nel rischio di veder vanificato il proprio business e il proprio investimento.



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